Usciti dal teatro l’emozione è sempre la stessa, quella di chi ha vissuto qualcosa di bello, di unico, di carico di senso, che si apre e ci apre alla speranza. Usciti dal teatro ci si incontra con tante persone della tua città che non vedevi da un po’ o magari qualcuno con cui hai vissuto delle esperienze indimenticabili che hanno segnato la tua giovinezza.
Questo è il popolo di Bisse, realtà associativa nata nella comunità parrocchiale di San Nicolò e che di volta in volta sembra aggiungere tasselli importanti in un percorso di maturazione giunto quasi alla maggiore età. Il tutto iniziò con il musical Forza venite gente e oggi ci porta ad esplorare strade nuove e mondi nuovi.
Lasciatemi dire che la matrice rimane viva. Già allora la scelta del racconto del Santo di Assisi apriva a tematiche importanti quali lo sguardo alla bellezza della natura, la ricerca continua del dialogo tra culture diverse e soprattutto la “necessità di essere e restare umani” utilizzando le parole con cui Stefano Santoni, tra i fondatori dell’Associazione, ha concluso lo spettacolo. Di sicuro sono cambiate le modalità di comunicazione con linguaggi sempre più ricercati frutto di un percorso culturale mai banale e che ha il suo baricentro nel direttore artistico dell’Associazione Claudio Scarabottini, oramai una certezza nel nostro panorama musicale.
Il Social live show rappresenta in toto l’evoluzione artistica di Bisse, ma non solo, riesce con delle pennellate nette ad interpretare i tempi che corrono. Tutto è live, cioè dal vivo. La musica, sia quella magistralmente eseguita sul palco del teatro sia quella in telepresenza eseguita dal coro del North Central Texas College. Le parole, dense di significato, che aiutano a costruire il sottile filo rosso che avvolge lo spettacolo. Ma soprattutto tutto è vivo. Come il ricordo di Gaia Ferretti, giovane talentuosa dell’associazione scomparsa prematuramente e a cui da sette anni gli spettacoli dell’associazione sono dedicati.
Il live allora si fa social superando i confini del palco e interconnettendo persone, luoghi, generi musicali, “colori e forme diverse”. Relazioni vere, vive, frutto dei numerosi viaggi e contaminazioni di cui Bisse si è fatta promotrice. Al centro di questa rete di connessione una volta tanto c’è Spoleto, la città-palcoscenico del Festival dei Due Mondi che però sembra ancora non aver intrapreso un suo cammino artistico. Bisse da diciassette anni cerca di farlo con la freschezza e la maturità di chi ha saputo unire generazioni diverse, dando la possibilità a molti giovani e meno giovani di vivere esperienze culturali che arricchiscono, nobilitano, dischiudono orizzonti altrimenti impenetrabili. Non solo, su quel palco oramai ci siamo tutti noi che, grazie a Bisse, abbiamo imparato ad esplorare strade nuove e mondi nuovi e alla fine, dopo due ore di spettacolo puro, “ci sentiamo tutti un po’ bissotti”.
Foto dalla pagina facebook di Zoilita Corozo Mina