L’Auditorium di Renzo Piano a L’Aquila.
Continuiamo la nostra esplorazione delle regioni di frontiera tra le pratiche artistiche contemporanee alla ricerca delle contiguità e delle reciproche influenze attraverso la messa a confronto di opere che hanno un comune nucleo ideativo e caratteri formali comuni. I riflettori questa volta si accendono su una opera singolare realizzata dall’architetto Renzo Piano a L’Aquila. Mi riferisco all’Auditorium che si trova nei giardini che circondano il Castello, la rocca rinascimentale costruita dagli spagnoli per porre la parola fine alla sempre risorgente tendenza degli aquilani ad acquisire spazi di autonomia decisionale e politica. Concepito come presidio militare, costruito nella parte più alta della cinta muraria sul luogo di una precedente fortificazione, il Castello, munito di quattro massicci bastioni, non assolse mai alla sua funzione militare divenendo di fatto la residenza del Viceré spagnolo.
L’Auditorium di Renzo Piano è collocato nel Parco pubblico che circonda il Castello. Si tratta di una struttura polivalente costituita da una mono aula con 250 posti a sedere costruita tra il 2009 ed il 2012 utilizzando un contributo devoluto a scopo solidaristico dalla Provincia Autonoma di Trento. La costruzione non ha le sembianze di un edificio. Sostanzialmente si tratta di tre volumi accostati rivestiti con doghe di legno policrome. Uno dei tre volumi è ruotato di 45° e sembra infisso nel terreno. Entra nella galleria delle opere di architetture trasversaliche dialogano o duettano con gli oggetti d’arte prodotti dagli artisti contemporanei per il suo particolare aspetto che la assimila ad una macro-scultura da parco o da giardino. Non so se Renzo Piano abbia fatto un esplicito riferimento all’opera di qualche artista/scultore contemporaneo ma la connotazione di macro scultura da giardino mi sembra appropriata.
Le stereometrie dell’Auditorium aquilano richiamano le “Concrete Block Structure” di Sol LeWitt, l’artista minimalista che ha vissuto a Spoleto per 10 anni, una della quali si trova nei giardini di La Bianca a Campello sul Clitunno. E sempre per restare in ambito locale il pensiero va alla scultura “Octetra”di Isamu Noguchi che attualmente è collocata sul retro della Galleria d’Arte Moderna di Spoleto (GAM). L’opera è formata da tre poliedri identici, cavi all’interno, raccordati al centro da un tassello triangolare. Attraverso le aperture circolari disposte sulle facce vi si può entrare dentro. Collocata dapprima nel giardino pubblico frontistante la Casina dell’Ippocastano prima di essere installata definitivamente presso la GAM di Spoleto, era uno dei giochi più gettonati dai bambini che frequentavano nei primi anni ’70 lo spazio verde.
Le due opere (l’Auditorium e Octetra) condividono il concetto della fruibilità dello spazio interno. Sono forme assemblate che assolvono ad una funzione estetico-decorativa e al tempo stesso, ad utilizzi pratici, eventi artistici e convegni la prima e ludico-ricreativi la seconda. Sono entrambe forme abitabili. Per questa sua peculiarità la scultura di Noguchi è tributaria dell’architettura. Il suo carattere contemporaneo consiste proprio nel fatto che possiamo fare un’esperienza piena della forma entrando al suo interno. Messi di fronte ad una scultura tradizionale non possiamo far altro che girarci intorno. Il rapporto è solo visivo. La scultura classica produce forme, la scultura di Noguchi realizza, al pari di una architettura, uno spazio attraversabile. L’architettura di Renzo Piano d’altronde è tributaria della scultura per quanto riguarda l’astrattezza della forma costituita da volumi accostati a formare un insieme plastico che, contrariamente all’opera di Noguchi, risulta fortemente articolato e mutevole offrendo al variare del punto di vista, una pluralità di scorci assai suggestivi. Nell’”Octetra” sono i concetti di modularità e di iterazione propri del minimalismo, nel quale movimento artistico l’opera si inquadra, ad essere esaltati. Il richiamo di Renzo Piano a opere platico-visuali contemporanee nella caratterizzazione della figura dell’Auditorium non si ferma qui. La policromia delle toghe di rivestimento in legno dei tre volumi rimandano sia ad opere polimateriche sia a dipinti geometrici astratti.
Possiamo dunque considerare l’Auditorium de L’Aquila di Renzo Piano concettualmente e formalmente una scultura abitabile come quella di Isamu Nogasti, una block structure quella di Sol Lewitt a Campello nonché, per le sue dimensioni, una macro struttura che innova la tipologia di arredi di un parco urbano contemporaneo ed, infine, una opera polimaterica policroma. Siamo in sostanza in presenza di un’architettura esemplare della grande contaminazione linguistica in atto nelle arti.
Una ultima notazione: Costantino Dardi, un importante architetto italiano morto prematuramente all’età di 55 anni in seguito alle conseguenze di un incidente stradale, aveva elaborato negli anni ’70 del secolo scorso un proprio linguaggio stilistico e formale fortemente tributario del minimalismo di Sol LeWitt. Chi capita dalle parti di Mestre percorrendo la Tangenziale può ammirare la grande struttura cubica tridimensionale che svetta al di sopra della pensilina del distributore di benzina che si trova presso Terraglio, progettata dall’architetto friulano sul finire degli anni ’60.
Il grande cubo tralicciato è una palese citazione delle affascinanti ed eleganti strutture modulari elaborate proprio in quegli anni da Sol LeWitt. Costantino Dardi e Sol LeWitt, per un strano gioco del destino, si troveranno ad operare negli anni a venire entrambi a Spoleto dove svilupperanno due dei loro più importanti progetti : il restauro e la rifunzionalizzazione della Rocca Albornoziana il primo, il progetto delle “Pyramids e delle Complex forms “il secondo.
Nota Bene
Le foto sono state prese da:
Il distributore di Terraglio visto su:
http://ilgiornaledellarchitettura.com/web/2018/06/29/una-nuova-vita-per-la-kaaba-di-dardi-a-mestre/
L’interno dell’Auditorium visto su
http://buromilan.com/project/auditorium-del-parco-a-laquila-italia/
Gli esterni dell’Auditorium visti su
http://www.italianways.com/auditorium-dellaquila-nuovo-inizio/
Les strutture modulari di Sol LeWitt viste su
http://www.centroarte.com/lewitt%20sol.htm