Hanno preso inizio ieri nel cartellone del festival anche gli appuntamenti teatrali dell’Accademia Nazionale di Arte Drammatica Silvio D’Amico.
Una collaborazione con lo Spoleto festival che dura ormai da diversi anni e che si è guadagnata sul campo un suo pubblico e un buon consenso.
Una palestra dove si osa e si aguzza l’ingegno.
Sono giovani, non hanno a disposizione mezzi economici importanti come quelli riservati ai grandi spettacoli del programma del festival e proprio per questo danno tutto.
Proprio per questo sono spesso più audaci di quelli che la fama l’hanno già conquistata.
Niente scene, niente luci, sudano nelle pellicce straccione, recitano tra le grosse radici del terreno riarso dal sole dove sono sparsi a casaccio mobili scassati e indumenti vari.
Il testo di Cechov è messo in scena dalla giovanissima regista Francesca Caprioli con gli allievi del secondo anno e la partecipazione dell’ex allievo Massimiliano Aceti.
Gli attori ruotano e si alternano velocemente, scambiandosi parte, abiti, parrucche e accessori. Tante facce diverse per lo stesso personaggio e per lo stesso copione.
Resta fisso solo il protagonista, Ivanov. Fisso nella sua depressione, nella sua apatia, nell’etichetta, imprigionato nel suo ruolo. E nessuno potrà salvarlo.
Esperimento interessante, bella palestra per attori e regista. Ottimo il recupero di Villa Redenta come ambientazione per gli spettacoli del festival.