Trentacinque giovanissimi ballerini, otto dei quali appena diciottenni, gli altri ben più piccoli celebrano Rodolfo Valentino.
Al teatro Romano omaggio al divo che ha fatto impazzire le donne di diverse generazioni.
Alla sua morte le strade si ricoprono di fiori bianchi, la chiesa dove viene portata la salma è invasa dalle fans che abbattono porte e finestre per entrare e saccheggiare qualunque ricordo dell’attore, in molte si suicidano gettandosi dai palazzi o sotto le ruote di un’auto.
Un giornalista solleva il caso di una misteriosa donna vestita di nero che ogni anno porta una rosa rossa sulla tomba del divo. Chi mai sarà? Una amante? Una amica? Una attrice? Una ricca ereditiera? O forse è un uomo? Il mistero è svelato alla fine.
Una storia affascinante, perfetta per la trama di un film. Meno perfetta la riuscita attraverso la danza messa in scena dalla scuola Rudra Bejart, così come è meno perfetto il tentativo di rappresentare il carisma del divo, specialmente da parte di giovanissimi danzatori.
Un buon saggio di bravissimi allievi, nessuna figura di spicco, troppo lungo, senza mordente e senza regia.
E Valentino non c’era.