La presenza dell’Accademia Nazionale di Arte drammatica Silvio D’Amico si conferma sicuramente una delle intuizioni più felici degli ultimi festival.
Girando qua e là tra i vari saggi messi in scena dagli allievi si possono trovare delle vere e proprie perle.
E “Per amore o per forza”, studio su Pinocchio di Carlo Collodi, è una di queste.
In lizza per il Group’s Competition Premio SIAE, lo studio di Pinocchio è un breve saggio molto interessante che indaga il personaggio e il testo di Collodi in chiave moderna.
I vari livelli di lettura offerti dal testo hanno permesso una rappresentazione intensa, disarmante e divertente, assolutamente non banale.
È evidente lo studio accurato dei suoni, delle luci, della recitazione e della regia, studio che oggi troppo spesso sembra difettare in alcuni spettacoli più “blasonati”. È evidente la scandagliamento psicologico del testo, che viene destrutturato e poi ricomposto secondo canoni nuovi.
Il conflitto tra la materia, il legno e la carne viva, il tema del diverso, la difficoltà di integrazione, il sentimento di innocente e infantile ribellione contro gli schemi sociali ne fanno un testo estremamente attuale e poliedrico.
Ma chi è oggi, per i ragazzi che recitano, Pinocchio?
Pinocchio è chi si ribella, chi si ascolta nel profondo e prova ad essere se stesso, chi prova a dire no a come gli altri lo vorrebbero.
Il grillo parlante è il “DEVI”, “lo devi fare”, “devi essere”, che arriva da fuori di te, che giunge dalla società. Devi andare a scuola, devi vestirti così, devi mangiare questo, devi lavorare, devi fare soldi, devi, devi, devi.
Quell’inquadrare i giovani, impedendo loro di essere quello che sentono e sono realmente, piegarli alle convenzioni sociali, della famiglia, della scuola, del lavoro, della società organizzata, appunto.
Piegarli fin da bambini per soffocare l’essenza, la creatività, il loro vero IO.
E allora il grillo parlante diventa la voce ambigua e subdola della società che ti porta dove tu non vorresti, che ti inganna, che cela la tua vera indole. Che dice di parlare per il tuo bene, ma non è così, è solo un inganno. Ti sta truffando, ti sta rubando la vita. Ti sta omologando perché così conviene al sistema. Perché se tu ti ribelli il sistema salta, va a puttane.
Rovesciando il paradigma, i giovani allievi con grande profondità di pensiero e con l’irruenza della giovinezza, ci dicono che ormai la strada è tracciata, un nuovo inizio attende l’umanità, e saranno loro a far saltare il banco, a cambiare le carte in tavola. Niente sarà più come prima. Questa società come l’abbiamo conosciuta è agli sgoccioli. Saremo spazzati via.
E i giovani (alcuni giovani) stanno per cambiarla, per spazzare via le vecchie convenzioni.
Bravi!
Ma a dirlo sono loro, loro che hanno studiato tanto (“devi studiare”), e si vede. Secondo rigidi schemi, e si vede.
È qui la contraddizione. Una contraddizione che scioglieranno perché hanno stoffa da vendere questi giovani. Se non si lasceranno piegare.
E poi? Imporranno nuovi schemi, nuove convenzione a loro volta a chi verrà dopo di loro? Evoluzioni che richiedono tempo, noi non saremo certo qui a raccontarlo, purtroppo.
Ottimo spettacolo.