di Moreno Orazi
Ieri pomeriggio alle ore 15,00, come da programma, presso la Sala Pegasus Maria Anna Mariani ha presentato il volumetto “Voci da Uber”, dove ha condensato la sua esperienza di utilizzatrice pressoché sistematica di UBER. Si tratta di un sistema di trasporto metropolitano a basso costo che sostituisce i più tradizionali e costosi Taxi . In sostanza di una sorta di Amazon dello spostamento privato diffusosi in America (e anche in Europa), specialmente nelle grandi aree metropolitane.
“Voci da Uber” è sostanzialmente un libro di racconti frutto delle rielaborazione in chiave letteraria delle conversazioni che l’autrice ha intrecciato con i conducenti delle autovetture che la stanno trasportando dalla sua abitazione, che si trova alla periferia di Chicago, fino al centro della grande metropoli americana.
La presentazione è avvenuta sotto la forma di una conversazione condotta da Davide Fabrizi , addetto stampa del Comune di Spoleto, sull’argomento specifico trattato, ed è sconfinata inevitabilmente, in alcuni passaggi, sulle implicazioni economiche e politiche del sistema di trasporti e sull’America di Trump. Si è comunque stabilita tra l’intervistata, l’intervistatore ed il pubblico, favorita dalla atmosfera calda e soffusa della Sala Pagasus e dall’interesse in sé delle tematiche affioranti, una intensa empatia comunicativa. Il flusso delle domande e delle risposte è stato interrotto dalla lettura da parte dell’autrice di due brani tratti dal volumetto, uno dei quali dai forti richiami autobiografi in quanto l’autista protagonista svolgeva la stessa professione del padre di Maria Anna, vale a dire l’assicuratore.
Maria Anna, figlia di Aurora Gasperini, eminente storica locale scomparsa qualche anno fa e di Angelo Mariani, noto assicuratore locale, ha mantenuto un saldo rapporto affettivo con Spoleto, la sua città natale. La sua figura minuta ed aggraziata nasconde una curiosità umana, una determinazione ed un coraggio che le sue parole e la esperienza descritte nel libro manifestano apertamente.
Per il suo lavoro di fine critica letteraria e di scrittrice contemporanea sicuramente Maria Anna è una eccellenza della Città. Davvero penetrante il suo contributo alla comprensione del genere autobiografico con le sue esplorazioni di testi di autori chiave a cui si deve la definizione delle componenti e del suo significato sul versante della comunicazione sociale e della sua portata storico-culturale e politica. Due per tutti : Elias Canetti e Primo Levi. I suoi saggi e le sue opere letterarie, per la qualità della scrittura e per gli argomenti che trattano, rinnovano ed ampliano gli orizzonti della già ricca tradizione culturale di Spoleto. Maria Anna, insieme a molti altri giovani e meno giovani spoletini, che non nomino per non rischiare di dimenticare qualcuno, è la prova tangibile dell’azione di sprovincializzazione e di apertura al mondo della Città di Spoleto esercitata sulle generazioni del dopoguerra dal Festival dei Due Mondi.
“Voci da Uber”, come evidenziato in apertura, è il resoconto dei colloqui intimi e confidenziali che Maria Anna ha intrecciato con gli autisti sempre diversi che ha incontrato sulle vetture che di volta in volta l’hanno trasportata, in un determinato arco temporale, al centro di Chicago e che quasi certamente non avrebbe mai più rivisto. E’ la particolare condizione in cui si svolge la comunicazione, l’abitacolo di una vettura che si muove in mezzo al flusso ininterrotto di traffico delle frequentatissime arterie delle metropoli americane che non offrono vie d’uscita, a rendere la comunicazione, che spesso si stabilisce tra conducente e passeggero, particolarmente intensa. Si tratta di una comunicazione che, come ha spiegato l’intervistata, sconfina nella intimità; una intimità che difficilmente si stabilisce tra persone che si conoscono bene e che condividono esperienze comuni di vita e che per questo esercita un interesse ed una attrattiva umana molto forti quando si palesa. Maria Anna, fattane l’esperienza una prima volta, decide coscientemente di ripeterla cercando di suscitarla nei conduttori che si avvicendano alla guida e di registrarne gli effetti sia su di lei che su di loro, trascrivendoli. Non è un caso che per connotare quella particolare condizione comunicativa Maria Anna, che conosce bene il significato delle parole, ha definito la vettura un confessionale mobile. “Voci da Uber” è una sorta di report sociologico/esistenziale di tali colloqui dei quali l’autrice mette in luce le confidenze di cui viene fatta partecipe, ricavandone tratti universali che riverberano sul suo vissuto personale o propri della condizione umana stessa nelle grandi aree metropolitane, che vanno oltre l’appartenenza culturale, la collocazione sociale e la condizione economica.
Questa seconda opera letteraria di Maria Anna Mariani si può considerare anch’essa, come “Dalla Corea del Sud”, la sua opera prima pubblicata dalla casa editrice Exòrma nel 2017, un libro-inchiesta che ha un altrettanto forte impronta autobiografica. Non poteva essere diversamente visto il suo background umano e culturale.
Certamente la letteratura contemporanea è anche evasione, sogno, fuga dalla realtà, specialmente in questa fase storica in cui incombe la minaccia di un disastro ecologico che mette a rischio la sopravvivenza del genere umano. Si affida alla letteratura la descrizione di mondi dove regna la pace, la concordia, la perfetta organizzazione, come a dire di visioni in cui proiettiamo il nostro desiderio di Paradiso; ma anche, per la legge del contrappasso, inventiamo storie in cui ricorre la rappresentazione della caduta nel peccato, che spesso assumono l’aspetto di incubi orwelliani, di regimi totalitari che sopprimono le libertà individuali, o di assassini più o meno seriali propria dei generi giallo/noir, trasferendo la paura e l’inquietudine sul piano dei rapporti personali e privati.
C’è una letteratura che si prefigge di indagare i lati oscuri della nostra interiorità contraddittoria e lacerata, di esplorare gli interstizi della esistenza umana, di descrivere i microcosmi rappresentati da una umanità che fluisce senza lasciare traccia e memoria di sè, di registrare i sommovimenti di una quotidianità grigia e apparentemente senza sussulti, insignificanti per la Grande Storia . “Voci da Uber” si inscrive in questo filone narrativo. L’iniziatore di questa letteratura reca un nome altisonante – James Joyce – e un testo memorabile – Ulysses –. In questo testo che rappresenta lo spartiacque dal punto di vista letterario tra il mondo antico e moderno e quello contemporaneo, Joyce delinea il profilo dell’Ulisse contemporaneo: non più un eroe dalle eccelse qualità intellettuali e guerresche, ma un anonimo abitante di una metropoli contemporanea che vaga solitario nel mare magnum dei grandi agglomerati urbani, in perenne movimento da un luogo all’altro, che conduce una vita anonima, molto spesso solo con se stesso, frustrato nella sua ricerca di rapporti umani appaganti. I resoconti di Maria Anna mostrano i mille volti di questo antieroe del nostro tempo, il cui tipo umano, nelle sue linee generali, ha cosi ben delineato James Joyce .