Il bianco e nero potrebbe trarre in inganno, ma la foto è stata scattata a Spoleto il 27 dicembre 2019. Oggi.
Sotto le Feste di Natale.
Le transenne invece stanno lì da un po’ e non sono nemmeno le uniche che si trovano girando per il centro di Spoleto e per le sue frazioni.
Il terremoto del 2016, in pochi secondi, ha lasciato tracce che noi nemmeno in anni siamo ancora riusciti a rimuovere.
E con le tracce il disagio e con il disagio, la capacità di ospitare serenamente un turismo vitale.
Ma tanto anche per il turismo siamo sempre lì. Ripetiamo sempre le stesse cose da anni. Chiacchiere che attraversano il tempo e le diverse amministrazioni.
Non si vedono progetti di grosso respiro. Progetti che guardano al futuro, che immaginano una città in crescita.
Siamo ancora lì, cercando di frenare lo smottamento con le mani, proponendo eventi che a volte stupiscono pure per quanto portano a fronte del poco studio e della poca progettualità che li hanno prodotti.
E se studio e progettualità ci sono, stanno ben nascosti e lasciano la scena a quelli che sembrano interventi “spot”.
Però siamo sotto le feste e di questo potremo parlarne con calma, ma io intanto suggerisco a chi deve occuparsi del futuro di Spoleto, di guardare lontano.
Per esempio appena dopo il brindisi di fine anno, non ci starebbe male cominciare a pensare al prossimo capodanno: quello del 2020/21.
E poi pensare a cosa fare per tutti i periodi importanti che dovremo affrontare.
E poi ancora inventarli pure dei momenti che portino bene alla città e poi e poi…
Programmare è un modo onesto di pensare al futuro di una comunità.
E non delegare però tutto agli altri ma cercare di dare ognuno il proprio piccolo contributo è un altro modo.
Anche questo onesto e produttivo.
Perché Spoleto come un po’ tutto il mondo, ha bisogno di qualcuno che guardi lontano, che si dia da fare su un’idea pensata e verificata.
Facendo così, probabilmente sparirebbero velocemente anche le transenne in via Sant’Alò (quelle nella foto) e si riaprirebbe il Ponte delle Torri e gli abitanti del centro storico potrebbero tornare a casa e i commercianti vivrebbero più serenamente la loro condizione senza sentirsi in trincea e qualche azienda potrebbe tirare un sospiro di sollievo e qualche giovane potrebbe rivedere la sua decisione di cercare lavoro da qualche altra parte e tanto altro.
Buone feste.
Quelle che rimangono.
Con le luminarie, quelle che ci sono e con la speranza, quella che resta.
Finché resta.
Con le chiacchiere che quelle tanto non finiscono mai.
Manco le mie.