Non hanno più una casa, dormono in strada, vivono di espedienti. La vita non è stata troppo generosa con loro.
Spesso sono in questa condizione in seguito alla feroce crisi economica che ha visto schizzare i prezzi degli affitti, unita magari ad una crisi sentimentale che li ha costretti ad abbandonare il tetto coniugale.
La loro casa è la città che conoscono a menadito, via per via, mattonella per mattonella, anfratto per anfratto. Il letto è il marciapiede, la sedia è il muretto, i vicini di casa sono i gatti randagi, la sveglia il cinguettio degli uccelli fra i rami degli alberi cittadini, la loro coperta è il cielo stellato.
Sono gli homeless.
E a Dublino si sono inventati un lavoro. Si sono trasformati in guide turistiche, con un certo successo, pare.
Hanno creato una piattaforma digitale dove vendono i loro originali Tours, prestazioni certamente non convenzionali.
Raccontano la città dal loro punto di vista, raccontano aneddoti, storie di vita vissuta, come difendersi, come custodire le loro poche cose, come confondersi tra la folla, come proteggersi dalle intemperie, come sfamarsi, espedienti per sopravvivere nella giungla umana. Raccontano dell’albero che li ha riparati dal sole, o della tettoia che li ha protetti dalla pioggia, dell’angolo di strada o del ponte che li ha “ospitati”, raccontano di una comunità che a volte li accoglie e li aiuta e a volte li rifiuta.
Sanno tante cose di quella comunità, che loro, uomini invisibili, vivono border line. Le sanno e le raccontano, come nessun altro potrebbe fare al loro posto.
Così si guadagnano da vivere e ritrovano la dignità che avevano perso. La loro storia che li aveva resi dei reietti diventa il valore aggiunto che i turisti vogliono ascoltare, che pagano per farsela raccontare dalla viva voce dei protagonisti.
In genere per entrare a far parte di queste speciali piattaforme turistiche gli homeless devono fare un periodo di formazione della durata di tre mesi, in cui sviluppano la storia e scrivono gli aneddoti che andranno a raccontare ai turisti, poi un gruppo di attori professionisti insegna loro come porgersi al pubblico. Gli unici requisiti richiesti sono quelli di mantenersi sobri e “fare i bravi”.
La formula, già collaudata a Manchester dal 2010 e anche a Londra, sta funzionando alla grande.
Sono richiestissimi.
Una iniziativa che forse, chissà, farà storcere il naso alle guide turistiche ufficiali, quelle abilitate.
Ma è una bella storia che racchiude tutto il senso della solidarietà di una comunità e anche la capacità di saper trasformare un problema in una opportunità.
Aggiungiamo qui anche il link del bellissimo esperimento fatto a Milano nel 2017.