Dieci minuti di scroscianti applausi hanno decretato il successo di “Pedalare Pedalare Pedalare – La storia di Alfonsina Strada“, la bella pièce teatrale presentata il 3 settembre all’Auditorium della Stella di Spoleto, nell’ambito delle manifestazioni che fanno da corollario alla “Spoleto Norcia in Mountain Bike”, la ormai consolidata e festosa manifestazione sportiva che attrae appassionati della mountain bike da tutta Italia che si incontrano nella città del Festival dei due Mondi per cimentarsi sul tracciato della antica ferrovia Spoleto-Norcia.
Ideato e scritto da Laura Frascarelli e Leonilde Gambetti, lo spettacolo si è avvalso della regia di Jared McNeill, il quale, attraverso una messa in scena briosa e molto animata, ha ricavato una pièce teatrale gustosa che ha catturato l’interesse del pubblico. Lo spettacolo è stato prodotto da La Mama Umbria International e sostenuto dall’Associazione TEUDE.
Magistralmente interpretato dalle due ideatrici, “Pedalare! Pedalare! Pedalare!” racconta la straordinaria vicenda di Alfonsina Strada, la donna che partecipò al Giro d’Italia del 1924, accompagnata da un calore ed un affetto straordinario degli spettatori disseminati lungo il percorso e nelle città in cui faceva tappa. Dieci tappe lunghe mediamente 300 km che Alfonsina percorse per intero giungendo al traguardo finale, non ultima peraltro.
Che cosa c’è di straordinario nella vicenda di Alfonsina Strada da meritare questa grande attenzione? È che alle donne, secondo la morale dell’epoca, non era permesso di andare in bicicletta. Ma lei aveva una virulenta passione per questo mezzo di locomozione a trazione umana e, per di più, non si sentiva affatto inferiore rispetto agli uomini. Con uno stratagemma (si finse un uomo) si iscrisse e prese il via. Più che una antesignana di un femminismo consapevolmente praticato che rivendica per le donne pari dignità ed uguaglianza nei confronti degli uomini, come sottolineano le due autrici, Alfonsina inseguiva la sua passione e un forte sentimento di libertà individuale che l’andare in bicicletta alimentava e anche l’ebrezza di una velocità ancora a misura d’uomo.
Tra gli intensi quadri attraverso i quali si dipana l’azione scenica, molto bello è quello in cui Alfonsina dichiara le ragioni del suo smisurato amore per il veicolo a due ruote la cui peculiarità è di essere una macchina in cui si realizza una simbiosi perfetta tra la macchina stessa e chi la aziona .
Le qualità che rendono questo spettacolo al tempo stesso piacevole, toccante umanamente e molto riuscito teatralmente sono:
1) una interpretazione appassionata e molto intensa della due protagoniste – che recitano, mimano efficacemente lo stato interiore e la performance sportiva di Alfonsina, sollecitando la partecipazione emotiva del pubblico. A questo proposito non si può non evidenziare la qualità visiva del Movement design curato da Arianna De Angelis Marocco. Laura Frascarelli interpreta Alfonsina, mentre Leonilde Gambetti in alcuni passaggi interpreta la madre, in altri uno speaker radiofonico, in altri una personificazione della morale corrente svolgendo quello che nel teatro classico greco è il ruolo del coro;
2) la brillante regia di Jared McNeill, che coniuga sapientemente il teatro meccanico di chiara ispirazione futurista – inevitabile il richiamo a Depero – all’antico teatro orientale delle ombre dando luogo ad una narrazione sincretica che unisce efficacemente passato e presente;
3) la funzione più propria del teatro che è quella di fare da specchio alla società e di indurre una riflessione collettiva sui valori della morale corrente mostrandone, nel caso di Alfonsina, gli elementi fortemente coercitivi che caratterizzavano la condizione della donna nella civiltà preindustriali del tempo.
Un testo dunque che svolge una importantissima funzione progressiva in quanto rafforza la necessità che sul piano della parità dei diritti personali e delle opportunità sociali conquistate dalle donne non vi siano arretramenti.
Uno spettacolo che, mi auguro, venga senz’altro riproposto dalla produzione per far divertire e per diffondere il suo messaggio ad un più ampio pubblico di quello che riempiva la Sala dell’Auditorium, peraltro stracolma.
Moreno Orazi
Le foto dello spettacolo sono di Lucio Nigro