Un gruppo di uomini e donne in viaggio si risveglia in un luogo non meglio precisato. Sono ciechi. Non hanno consapevolezza di dove si trovano né di ciò che è intorno a loro. Non sanno neanche se è giorno o notte.
La scena è vuota e buia, perché vuota e buia è la loro percezione dello spazio e del tempo.
All’improvviso si rendono conto che la loro guida, l’unica persona in grado di riportarli indietro nel luogo sicuro dove vivono, non c’è più. Affiorano paure, smarrimenti, incertezze. In un crescendo di angoscia, a tentoni nel buio della loro mente, scoprono che in mezzo a loro c’è un morto. Potrebbe essere proprio la loro guida, il loro unico gancio di sicurezza. La disperazione si impossessa del gruppo, fino a quando il rumore di passi sul selciato apre una speranza…o una nuova paura?
In un’epoca di forte leaderismo, una metafora della politica odierna. Una comunità incapace di vedere cerca disperatamente il proprio leader che indichi la strada. Morto quello, ne cerca un altro. Senza provare a camminare in autonomia di pensiero, ad essere indipendente. Si rifugia nelle certezze del mondo conosciuto, anche se buio, e teme l’incerto.