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COVID-19 E FIGLI, COME GESTIRE PSICOLOGICAMENTE QUESTO PERIODO IN FAMIGLIA: I CONSIGLI DELLA DOTT.SSA DI LEO

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Psicologa Di Leo

Oggi intervistiamo la Dottoressa Maria Teresa Di Leo, psicologa e psicoterapeuta di Spoleto con esperienza ultra ventennale non solo nel nostro territorio ma in tutto il centro Italia. A lei abbiamo chiesto alcuni consigli su come affrontare psicologicamente questo brutto periodo legato al Covid-19, in particolar modo legato alla gestione psicologica dei figli in famiglia.

Dottoressa parliamo di emergenza Covid-19: una emergenza che non è solo sanitaria, ma anche “mentale”, visto l’elevato livello di stress a cui le persone sono oggi sottoposte dovendo restare rinchiuse in case. Uno dei problemi principali per le famiglie è la gestione dei bambini in un momento storico così anomalo.  Quali sono le conseguenze dell’isolamento sociale per i bambini e quali soprattutto possono essere i comportamenti
corretti dei genitori per prevenire forme di stress per i propri figli?

I bambini piccoli, non si rendono conto di tutto ciò che sta accadendo intorno a noi. Sicuramente avranno notato dei cambiamenti, ritrovarsi in casa con entrambi i genitori, senza andare al nido o dai nonni, che potrebbero aver reso il quotidiano diverso rispetto a qualche mese fa. La serenità , rispetto a questo cambiamento, credo dipenda molto dal rapporto instaurato con i propri figli, mi riferisco a prima del periodo di quarantena. Questo è molto importante, il RAPPORTO che si è instaurato con loro. Mi soffermo, inoltre, nel sottolineare l’importanza che i genitori provino a stimolare i figli in particolar modo in questa situazione epocale che stiamo vivendo. Sarebbe importante evitare che trascorrano molto tempo davanti ad uno schermo televisivo da soli, senza la presenza dell’adulto. Molto dipende anche da come in famiglia si stia vivendo la quarantena, visto che i bambini assorbono e molte volte addirittura si fanno portavoce delle emozioni dei genitori, ovvero dell’ ambiente che li circonda. Proverò a suggerire, alcune attività che sarebbe importante proporre e fare con i propri figli :

1) I bambini stimolati sulla dimensione del gioco, con il quale esplorano il mondo e l’ambiente, inteso come l’espressione di emozioni e sentimenti.
2)Il ritorno a raccontare la fiaba, intesa come una modalità utile per giocare con le emozioni, con la fantasia, un arricchimento questo di esperienze utili per trovare un significato alla vita.
3)Il disegno infantile, non è solo un’attività ludico-creativa, ma un mezzo a disposizione per tradurre su un foglio una loro immaginazione rispetto al mondo nel quale vivono.

Grazie Dottoressa. Abbiamo parlato di bambini, ma con gli adolescenti invece, già oggetto di un processo importante di crescita e a volte anche di “ribellione”, quali possono essere gli atteggiamenti giusti dei genitori nel gestirli durante questo brutto periodo di “quarantena”?

Il discorso cambia con gli adolescenti, i quali credo stiano soffrendo più di tutti. Proprio per la fase della vita che si trovano a vivere. In questa età l’adolescente sta sperimentando una certa ‘autonomia’ e la quarantena lo ha in qualche modo costretto al ritiro all interno delle mura domestiche. Tutto ciò ha disorientato i ragazzi, facendo provare sentimenti poco gratificanti come frustrazione, paura, solitudine e in certi casi anche ansia. Gli adolescenti hanno bisogno di trascorrere del tempo con il gruppo dei pari, e la scuola oltre che lo sport rappresentano i canali per potersi confrontare, creare scambi, venuti meno per un lungo periodo. I genitori dovrebbero sos-tenere e com-prendere questi vissuti, creando un confronto empatico, provando anche a stabilire delle regole chiare e coerenti, in quanto l’adolescente vuole essere anche con-tenuto. La mancanza dei ritmi, non andare a scuola, non fare sport, non uscire con gli amici potrebbero averlo destabilizzato anche rispetto alle abitudini, potrebbe in questo periodo, svegliarsi tardi, isolarsi in camera, trascorrere ore davanti alla playstation, in tal caso le regole lo aiuteranno a sentirsi meno disorientato. L’adolescente vuole sentirsi valorizzato e incluso nel contesto in cui vive, nonché con-tenuto dai genitori. Il percorso evolutivo andrebbe sostenuto accettando anche il fatto che il proprio figlio sia oppositivo e ribelle, ma accompagnarlo provando a creare una comunicazione con una socializzazione creativa, che lo aiuti in questa che stiamo vivendo.