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IL “RIVERSIDE TRANSPORT MUSEUM” A GLASGOW E IL “CENTRO POLIVALENTE” A NORCIA di MORENO ORAZI

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Architetture sorprendenti (4)

L’architettura sorprendente di questa settimana, la quarta della serie, è il Riverside Transport Museum di Glasgow dell’archistar di origine irachena Zaha Hadid, naturalizzata inglese. Zaha Hadid è conosciuta in Italia per avere progettato il MAXXI, il Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo realizzato a Roma nel Quartiere Flaminio, nell’area occupata da una ex-caserma.

Il Riverside Transport Museum inaugurato nel 2011, sorge su un lotto marginale di una area portuale dismessa delimitata dal fiume Clyde e da una superstrada a doppia carreggiata. La superficie coperta dal nuovo Museo è di 11.000 metri quadrati. Vi sono esposti più di 3.000 oggetti e mezzi di trasporto tra biciclette, automobili, modelli di battelli a ruota, motociclette e alianti. Il Riverside Transport Museum si presenta come un grande monovolume. La copertura e le pareti del Museo sono trattate allo stesso modo: sono entrambe rivestite da pannelli metallici ondulati che gli conferiscono l’aspetto di una grande oggetto metallico, assimilabile più ad un grande scultura o a un oggetto macro di design che ad un edificio tradizionalmente inteso. Il materiale metallico svolge una funzione simbolica ed evocativa: richiama il mondo dell’industria, enfatizza il materiale costitutivo dei mezzi di trasporti contemporanei che cataloga e di cui conserva la memoria al suo interno; rimanda nella conformazione agli hangar, ai depositi-rimessa degli aerei, ai vecchi opifici paleo-industriali del secolo scorso.  

Gli elementi dominanti e caratterizzanti la sua figura architettonica sono la conformazione del grande volume che ha un andamento curvilineo e sinuoso ed il profilo frastagliatissimo delle due opposte facciate, quella sul fiume e quella verso l’interno, così uguali e, al tempo stesso, così diverse. Entrambe concorrono in modo determinante a caratterizzare lo sky-line di questa parte lungo fiume della città. L’originalità e la ricchezza della struttura museale realizzata da Hadid è dovuta alla semplicità della sua forma, alla sua immediatezza iconica a cui fanno da contrappunto la grande forza plastica dell’insieme e la assoluta originalità della sua figura architettonica dovuta all’andamento zigzagante del profilo delle facciate, che, come le guglie di una antica cattedrale gotica, si protendono in alto, verso il cielo, rivelando all’esterno l’andamento della copertura costituita da una sequenza di capriate in ferro di altezza variabile e le differente sezione delle campate dello spazio interno.

 

Due sono le ragioni che mi inducono a segnalare questa splendida opera di Zaha Hadid, che considero il suo capolavoro, rispetto agli obiettivi che mi sono prefissato di perseguire con questi articoli. La prima: nel definire la forma dell’edificio l’architetto, che era laureato in matematica e che dunque disponeva di conoscenze molti fini in questo campo del sapere, fa sicuramente riferimento ad un postulato fondamentale della Topologia (una delle branche contemporanee delle matematiche post-euclidee) che indaga l’invarianza della forma a certe condizioni. La seconda: il profilo zigzagante delle facciate in corrispondenza degli ingressi al museo che mostra profonde analogie di forma e di figura con quello del Centro Polivalente di Norcia, progettato dall’archistar italiano Stefano Boeri dopo il distruttivo terremoto del 2016, tuttora coinvolto in una vicenda giudiziaria ancora non conclusasi.

 

Quanto al richiamo alla topologia occorre specificare che nel definire la forma architettonica del Riverside Transport Museum Hadid riprende la forma tipica degli opifici industriali del  secolo scorso, costituita da grandi ambienti rettangolari disposti in successione, le cui facciate erano caratterizzate da una iterata sequenza di timpani che riproducevano  all’esterno l’impronta delle capriate della struttura di copertura, e la sottopone, diciamo così, ad una azione di stiramento, di allungamento, di compressione, di riavvolgimento su se stessa, modellandola come fanno i bambini con un blocchetto di plastichina. Il sinuoso e deformato volume del Museo non è, dunque, altro che l’effetto della plasticizzazione a cui è stata sottoposta la tipologia di un opificio paleo-industriale che ne costituisce la matrice. La figura dell’edifico ne risulta completamente alterata e la forma originaria non più identificabile se non si comprende la sua genesi. Dal punto di vista topologico non vi è una sostanziale diversità tra l’impianto di un opificio paleo-industriale preso a modello e la versione deformata dello stesso ottenuta da Zaha Hadid applicando uno dei postulati fondamentali della topologia. Vale, infatti, per questa architettura, il principio secondo il quale il toro, uno dei principali enti geometrici caratteristici della topologia, se sottoposto ad una trasformazione che non ne interrompe la unità morfologica, è uguale, contro il senso comune, alla forma di una tazza con manico, come mostra la figura.

 

Quanto al Centro Polivalente di Norcia di Stefano Boeri, mi sembra evidente che l’architetto milanese, nella definizione della figura dell’edificio, soprattutto per quanta riguarda in profilo della facciata principale, abbia avuto presente il Museo di Glasgow. Non v’è dubbio che l’esercizio della citazione nella composizione architettonica è diffuso e ampiamente legittimato dallo sviluppo storico di questa pratica artistica, ma, nel caso del Centro Polivalente di Norcia, mi sento di affermare che la evidente ripresa di un motivo figurativo rivelatore della genesi della forma proprio del Museo di Glasgow, e che ne costituisce la sua ragione profonda , si trasforma in un motivo puramente decorativo, svuotato del suo originalissimo contenuto concettuale.    

 

 

L’immagine dello spazio interno vista su

https://iwan.com/portfolio/glasgow-riverside-museum-zaha-hadid/

L’immagine della visione dall’alto vista su

https://arcspace.com/feature/riverside-museum/

 

L’immagine con prospetto sul fiume vista su  

https://www.undiscoveredscotland.co.uk/glasgow/riversidemuseum/index.html

 

L’immagine con prospetto sul retro vista su  

https://www.archdaily.com/161343/over-500000-visitors-to-the-riverside-museum-in-its-first-weeks

http://www.umbria24.it/opinioni/sequestro-centro-boeri-norcia-margaritelli-voglio-perseguito-istigazione-delinquere

 

L’immagine della permutazione del toro vista su

http://www.dm.unibo.it/~arcozzi/PLSML4.pdf

 

L’immagine del prospetto della vecchia fabbrica vista su

https://left.it/tag/fabbrica-recuperata/